martedì 6 marzo 2012

COMPLEANNO SU MISTICA


Vi avevo lasciati parlandovi di Mistica, una salita su neve e ghiaccio nel gruppo del Sassolungo, che porta sulla cima Innerklofer: una via di stampo alpinistico, in un ambiente solitario, severo e suggestivo.
E’ una via a cui Fra pensa da tre anni, da quando cioè ha iniziato a scalare cascate di ghiaccio. Io sono una novellina di questa pratica (ho sempre temuto il freddo che bisogna sopportare) ma ho scoperto invece che mi piace, eccome se mi piace, e quando mi ha chiesto di accompagnarlo non ci ho pensato due volte.
Siamo partiti in 4, io, Fra, Nicola e Vito, il venerdì sera del mio compleanno, con il nostro West, il furgone che ci fa da casa quasi ogni we. Siamo arrivati a passo Sella all’1 di notte, in 3 minuti eravamo dentro ai sacchiapelo per dormire almeno 3 ore. Alle 3:45 la sveglia suona: colazione al volo, caffelatte, biscotti e fette biscottate con la marmellata di fichi della mamma, una botta di energia da paura!

arriva l'alba

Ci avviamo alla luce delle lampade frontali, belli carichi di corde, ramponi, imbraghi e materiale vario.
Ci orientiamo bene, io e Fra eravamo venuti una settimana prima a provare l’avvicinamento. Fortuna vuole che non ci sia vento e non è nemmeno troppo freddo... anzi. Superiamo la Groman, attraversiamo e ci portiamo sotto il canalone del Moppo e iniziamo a salire verso la forcella del Dente: io procedo spedita, sono la più leggera dei 4 e sprofondo meno, i tre miei compagni invece faticano un po’ a salire. 
dal canalone del Moppo
Quando arriviamo in forcella sono passate già due ore e mezza e nel frattempo un’alba silenziosa ha preso il posto delle stelle, le frontali quindi lasciano il posto al caschetto. Ora dobbiamo scendere sul versante opposto, aggirare un costone e iniziare lo zoccolo, poi inizierà la salita vera e propria. Siamo emozionati, Mistica è una via che non si forma tutti gli anni, dipende dalla quantità di neve e dal freddo e quando c’è rimane in condizioni per poco tempo, è una via lunga, impegnativa, con una candela di ghiaccio da scalare di tutto rispetto... e noi non vediamo l’ora di affrontarla.
Purtroppo però lo zoccolo ci riserva una brutta sorpresa: alziamo lo sguardo verso la via e vediamo nettamente che la candela non è fatta, si scorge nettamente che non si è mai creata completamente, non c’è stato sufficiente apporto di acqua e neve... è come se ci fosse un grande buco nella via di alita, un buco che impedirà di proseguire.
Non importa, proseguiamo, “andiamo a vedere” ci diciamo e così saliamo.
Arriviamo alla fine dello zoccolo e quello che dovrebbe essere il primo tiro di ghiaccio è roccia, pulita e freddissima ma di ghiaccio nemmeno l’ombra.
Ci guardiamo e bastano poche parole: giù le corde, su gli imbraghi e proviamo, facciamo almeno il primo tiro, poi ci caleremo...
Va avanti Vito, è forte, sale con i ramponi e senza guanti su una roccia solida e ben lavorata ma pur sempre freddissima e quando la roccia è così fredda non senti niente, non capisci se stai tenendo una presa buona o un appiglio sfuggente, insomma è difficile! Lui prosegue attento ma deciso, è forte Vito.
Nicola e Fra sul primo tiro

Vito arrampica a mani nude

Lo seguono Nicola e Fra e io per ultima legata a Fra: le mani dentro ai guanti rigidi sono insensibili, non capisco cosa prendo, i ramponi uncinano la roccia, non sono abituata ad arrampicare in queste condizioni “recuperissima” urlo a Fra per dirgli di aiutarmi a salire e piano piano li raggiungo!
Quando arrivo Nicola è già al secondo tiro “andiamo a vedere” è il motto del giorno e allora via, andiamo avanti e dopo due tiri arriviamo alla candela, al tiro chiave!
Il nostro viaggio è finito: non si può procedere, ma la via meritava di di essere affrontata, per quello che ci ha concesso di salire.
La candela da lontano

Sotto la candela... 


Ci prepariamo a scendere, tre calate in corda doppia e ci portiamo sono al canalone del Moppo, raggiungiamo la forcella e iniziamo la discesa... con il sedere perchè camminando si sprofondava fino all’inguine, e allora via, ci lasciamo scivolare giù e finalmente ci rilassiamo e torniamo un po’ bambini, giochiamo!
In questa giornata che è stata davvero straordinaria e che si è conclusa come d’obbligo con una birra, patatine e un piatto di salumi nessuno di noi 4 ha pensato per un solo minuto di aver perso qualcosa. E’ vero, non abbiamo salito completamente Mistica e quindi non abbiamo portato a casa la via, come si suol dire. Ma tutti e 4 abbiamo fatto quello che più amiamo: abbiamo vissuto una giornata in montagna, in un luogo straordinario, in buona compagnia, condividendo una passione e confrontandoci con qualcosa di non scontato. C’è chi non avrebbe salito il primo tiro nell’ottica che non vale la pena iniziare qualcosa che sai di non poter finire... per noi no, l’obiettivo non era solo la vetta, l’obiettivo era nel gesto, era nell’arrampicare, era nell’avventura e nella scoperta, fin dove la montagna concede e poi, umilmente si rientra. Non è stata un’occasione sprecata, non è stato un tentativo andato male... è stata Mistica, non possiamo pretendere che un traguardo così desiderato si conceda al primo tentativo (il secondo per Nicola), riproveremo, torneremo, la corteggeremo ancora e prima o poi la conquisteremo, quando lei si concederà. A me piace pensarla così, mi piace pensare che sia la montagna a concedermi di passare, non io che la vinco con la forza, è un gioco di intesa, è un rapporto d’amore e come tale va curato, nutrito, accettato...
E noi torneremo, eccome se torneremo, magari a festeggiare il mio prossimo compleanno!
Felici!

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